Si è fatto povero per arricchirci con la sua povertà” (cfr 2 Cor 8,9) è il titolo del Messaggio del Santo Padre per la Quaresima 2014. Il titolo è una citazione della Seconda Lettera di San Paolo ai Corinzi nella quale l’apostolo incoraggia i cristiani ad essere generosi nell’aiutare i fedeli di Gerusalemme che si trovano nel bisogno.
Cari amici,
La Quaresima, che in queste settimana stiamo vivendo, proprio in preparazione alla Santa Pasqua, è un tempo per “aggiustare la vita”, “per avvicinarsi al Signore”. E’ quanto sottolineato da Papa Francesco, durante una Santa Messa a Casa Santa Marta. Il Papa ha messo in guardia dal sentirsi “migliori degli altri”. Gli ipocriti, ha avvertito, “si truccano da buoni” e non comprendono che “nessuno è giusto da se stesso”, tutti “abbiamo bisogno di essere giustificati”. E l’unico che ci giustifica è Gesù Cristo”. Per questo, ha soggiunto, dobbiamo avvicinarci al Signore: “Per non essere cristiani truccati, che quando passa questa apparenza, si vede la realtà che non sono cristiani”. Qual è, allora, “la pietra di paragone per cui noi non siamo ipocriti e ci avviciniamo al Signore?” La risposta, ha sottolineato il Papa, ce la dà il Signore stesso quando dice: “Lavatevi, purificatevi, allontanate dai miei occhi il male delle vostre azioni, cessate di fare il male, imparate a fare il bene”. Questo è l’invito. Ma, si chiede Francesco, “qual è il segno che andiamo su una buona strada?”: “‘Soccorrete l’oppresso, rendete giustizia all’orfano, difendete la causa della vedova’. Avere cura del prossimo: del malato, del povero, di quello che ha bisogno, dell’ignorante. Questa è la pietra di paragone.
Quanto sono attuali queste parole anche nella nostra associazione, nel nostro cammino di cristiani nel CSI; abbiamo sempre più bisogno di svestirci delle nostre “piccole” preoccupazioni, per vedere nell’altro, che gioca con noi, il povero, il malato, l’oppresso….Ed invece no, molto spesso ognuno di noi vede nell’altro, specie nel nostro giocare, una sorta di prevaricatore, uno che ha solo l’interesse di “farci le scarpe”; ma io, che sono certamente più bravo di lui, devo pensare al mio di “orticello”, devo pensare solo a curare i miei interessi. Questo purtroppo è quello che avviene, questo è quello che riusciamo a promuovere nella nostra associazione cristiana, che tenta di educare attraverso lo sport. Quanta tristezza, quanta amarezza, nel pensare, e molto spesso nel constatare quanto tutti siamo lontani da questa nostra missione ciessina. Le nostre radici, le nostra base di partenza dovrebbe proprio essere questa: costruire con lo sport un nuovo modello educativo di FARE ED ESSERE GIOCO. Ed invece no: le nostre radici, la nostra base, purtroppo oggi sono infetti, dal malessere che vive tutta la nostra società. Oggi un campo di gioco, spesso si trasforma in uno sfogo per gente oppressa e stanca; si trasforma in un luogo di ribellione e di maleducazione; in un luogo dove DIO non ci può entrare e noi del CSI stiamo a guardare le nostre classifiche, i nostri risultati, i nostri punti, i NOSTRI INTERESSI…Questa è l’ipocrisia che viviamo nella nostra associazione, quella ipocrisia descritta da Papa Francesco, da quel cristiano che, non vede nel “povero di valori”, quella persona da recuperare, da aiutare, da educare. Non siamo l’associazione che dovremmo essere, lo so è la cosa più difficile, ma purtroppo spesso non ci tentiamo neanche un poco ad essere quello che realmente dovremmo essere. Mi piace in questa mia nota, rivolta a tutti, riportare parte del messaggio della Santa Quaresima, scritto da Papa Francesco e rivolto a tutti i Cristiani, che rispecchia l’attualità del nostro essere CSI: “…Non meno preoccupante è la miseria morale, che consiste nel diventare schiavi del vizio e del peccato. Quante famiglie sono nell’angoscia perché qualcuno dei membri – spesso giovane – è soggiogato dall’alcol, dalla droga, dal gioco, dalla pornografia! Quante persone hanno smarrito il senso della vita, sono prive di prospettive sul futuro e hanno perso la speranza! E quante persone sono costrette a questa miseria da condizioni sociali ingiuste, dalla mancanza di lavoro che le priva della dignità che dà il portare il pane a casa, per la mancanza di uguaglianza rispetto ai diritti all’educazione e alla salute. In questi casi la miseria morale può ben chiamarsi suicidio incipiente. Questa forma di miseria, che è anche causa di rovina economica, si collega sempre alla miseria spirituale, che ci colpisce quando ci allontaniamo da Dio e rifiutiamo il suo amore. Se riteniamo di non aver bisogno di Dio, che in Cristo ci tende la mano, perché pensiamo di bastare a noi stessi, ci incamminiamo su una via di fallimento. Dio è l’unico che veramente salva e libera.
Nella quattordicesima nota, pubblicata il 7 gennaio scorso, scrivevo di “speranza”, di speranza attesa, che non può essere smarrita nella nostro essere CSI; di speranza che deve essere la pietra miliare su cui fondare la nostra missione educativa. Questo è il nostro fine, che vogliamo raggiungere attraverso lo sport. Sono anni difficili, contesti sociali drammatici, ma noi abbiamo un’arma in più, abbiamo il mezzo più facile e più semplice per EDUCARE L’UOMO ALLA SPERANZA: LO SPORT, E LA SPERANZA CHE POSSA ESSERE LO STRUMENTO PER RIACCENDERE IL “MOTORE RIEDUCATIVO”.
Non posso credere che non ci indigniamo e non muoviamo un dito per questa società, è nostro dovere, è nostro compito, ancor di più in questo tempo di Quaresima, perché se ci sentiamo Chiesa, abbiamo il dovere, così come sottolinea nel suo messaggio quaresimale il Papa a: “…sollecitare nel testimoniare a quanti vivono nella miseria materiale, morale e spirituale il messaggio evangelico, che si riassume nell’annuncio dell’amore del Padre misericordioso, pronto ad abbracciare in Cristo ogni persona. Potremo farlo nella misura in cui saremo conformati a Cristo, che si è fatto povero e ci ha arricchiti con la sua povertà. La Quaresima è un tempo adatto per la spogliazione; e ci farà bene domandarci di quali cose possiamo privarci al fine di aiutare e arricchire altri con la nostra povertà..”
Anche la nostra Associazione, in questo tempo di Quaresima, vuole intraprendere questo percorso di “spogliazione” diseducativa, per avviare un radicale cambiamento…Non possiamo essere “inermi” educatori, ma al contrario operosi nella “Vigna del Signore”, questo è il nostro stile, questo è il nostro CSI.
Tante le iniziative che proporremo in questa Quaresima, a cominciare dal percorso associativo/penitenziale, non so quanti saranno disposti a seguirci, poco importa, “laddove due o tre saranno riuniti nel nome di Cristo, là Lui ci sarà”, e noi di Lui abbiamo bisogno; poco qui importano i numeri, ma la cosa che conta è la nostra presenza viva nella Chiesa. Ripartire, dopo 70 anni, proprio da una PRESENZA VIVA NELLA CHIESA, questa è la nostra più grande scommessa, e proprio non a caso per festeggiare questo grande ed importante traguardo, saremo lì insieme a Papa Francesco, in Piazza San Pietro, il prossimo 7 giugno, per scrivere un’altra pagina di fede associativa. Anche il comitato di Acireale sarà presente con quanti lo vorranno, con quanti vorranno condividere un giorno storico, nella capitale della fede cristiana.
Il mio desiderio e quello dei dirigenti che oggi guidano la più “grande”, almeno numericamente, associazione diocesana, è quello di guardare oltre ai numeri, oltre agli allenamenti e/o alle partite della sera e/o della domenica, ed imprimere in tutti, invece, la voglia che nessuno resti indietro, in una società purtroppo malata, fatta di interessi personali e di ipocrisia. Non possiamo mai parlare di bene comune, e/o di interesse collettivo, se non smettiamo di curare esclusivamente: “le posizioni in campo” e/o i tatticismi per vincere una partita; abbiamo la necessità di curare ed imprimere in tutti, che solo INSIEME possiamo COSTRUIRE uno sport diverso, uno sport che nobiliti l’uomo: che accluda tutti e non escluda nessuno.
Salvo Raffa
Presidente