Parlare di sport, in questo tempo straordinario di quaresima, può essere un dialogo costruttivo tra varie realtà, importanti e fondamentali nei propri ambiti, per aiutare i ragazzi e i giovani (ma non solo loro) a vivere con pienezza la propria identità di persona in tutte le dimensioni. Il nostro primario obiettivo, come operatori del centro sportivo italiano, è quello di educare e provare a costruire un cammino sportivo, che aiuti a crescere i nostri ragazzi, e non solo, sia come atleti, che come persone. Per educare però, c’è bisogno di un’intera comunità. «Dirigenti e allenatori sono educatori a tutti gli effetti, invitati a sentirsi parte di una «comunità educante» e a non isolarsi in un proprio “mondo sportivo”. È quindi necessario, da una parte, che il mondo dello sport non si chiuda in se stesso ma si coinvolga con altri ambiti educativi. Dall’altro, comunità come quelle parrocchiali devono credere nello sport, sostenendone l’azione educativa e non relegandolo al solo tempo libero. In queste settimane ho avuto la fortuna di incontrare tanti gruppi sportivi parrocchiali, presentati alle comunità, dopo la Santa Messa domenicale, un segno concreto per far sentire parte attiva il gruppo sportivo in Parrocchia, ma ciò basta per realizzare, concretamente, una «comunità educante»? Me lo sono chiesto più volte in queste settimane, “Si costruisce con la pazienza dei rapporti, sia consolidando un cammino già iniziato sia creando un nuovo rapporto tra sport e comunità parrocchiale”, forse è questa la risposta con cui bisogna partire… Criteri fondamentali possono essere la corresponsabilità e la reciprocità, che richiedono un rapporto di rispetto, nel comune interesse per i ragazzi e la loro crescita; ciò porta a conoscersi meglio e riconoscere l’identità e il ruolo educativo dell’altro, con il quale costruire una relazione che valorizzi la specifica originalità di ciascuno.
In questo periodo di quaresima, che da oggi ci accingiamo a vivere, proviamo a pensare sempre di più al nostro impegno di sportivi. La Quaresima è tempo di riflessione, così come quando ci prepariamo ad una partita o un ritiro sportivo, proprio in vista di un incontro importante… Quanto “vale la pena” fare sacrifici e rinunce! Il digiuno o il privarsi di qualcosa diventa un allenamento per imparare a scegliere ciò che è essenziale per essere pienamente uomini e donne, dono e figli di Dio! Ecco allora che lo Sport insegna come raggiungere l’obiettivo e questo tempo straordinario di Quaresima, a guardare in profondità dentro di noi per capire quale sia il primo e vero obiettivo da raggiungere.
«Il mondo dello sport non è estraneo ai problemi della quotidianità: ovunque possiamo incontrare paure e difficoltà personali, che poi diventano assenza di rispetto di sé e degli altri; il rischio è quello di dimenticare di essere fratelli e sorelle in mezzo ad altri. Anche il mondo dello sport reclama un’attenzione vera e concreta, che “si sporca le mani” e comincia con l’ascoltare. Non si tratta però di fare qualcosa di episodico. Il punto è non chiudersi in un mondo sportivo estraneo a tutto il resto. Pur senza rinunciare alla propria identità e professionalità di atleti, siamo chiamati a vivere con pienezza i nostri doveri sportivi senza rinunciare a condividere con gli altri, il cammino della vita. Molte storie di atleti famosi sono un esempio di come da una partenza difficile, attraverso lo sport si possa essere aiutati a crescere, come persone e come atleti, e a riconquistare così la propria dignità umana. E a poter ricambiare, un giorno, donando ad altri tempo ed energia».
Buon cammino quaresimale a tutti.
Salvo Raffa – Presidente CSI Acireale